“L’Acqua e la Memoria. Val Tramontina” è la quinta guida del progetto “L’Acqua e la Memoria”.

Più che una valle, una rete: così appare, dall’alto, la Val Tramontina, vasta area dell’alto corso del Meduna, che va dalla diga di ponte Racli a Sud a passo Rest a Nord. Il torrente disegna tra i monti una “S” rovesciata, da cui partono, come nervature in una larga foglia, le valli laterali, dette “canali”.

È una delle zone più selvagge del Friuli Occidentale, eppure ha conosciuto uno sviluppo economico e sociale unico in epoca moderna, quando sorsero decine e decine di piccoli borghi, sparsi sulle pendici delle colline e fioriti fino in fondo ai canali più profondi.

La finezza della fattura rivela il livello di ricchezza raggiunto in quel periodo straordinario, insieme ai resti di eleganti case patriarcali, a più piani, che si ritrovano in luoghi remoti, ora invasi dal bosco.

Un ambiente prealpino con abbondanza di acque e quote non particolarmente elevate, combinato alla lontananza dal potere politico, furono gli elementi che le permisero di prosperare fino a raggiungere il limite del consumo di territorio.

Dopo due secoli di crisi e due guerre devastanti, negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento nell’alto corso del Meduna è giunta l’industria idroelettrica, con la costruzione della diga di ponte Racli, poi di quelle di Selva e di Ca’ Zul. In tutto tre laghi, che hanno cambiato l’aspetto del paesaggio e sommerso antichi nuclei abitati. 
E dov’erano un tempo i pascoli del bestiame è tornata la foresta.